San Nicola
Uno scrigno prezioso di storia e
cultura da visitare in ogni sua parte.
Abitata fin dalla preistoria, San
Nicola mostra le tracce di insediamenti risalenti al primo millennio
a.C. e una piccola necropoli di età ellenistica, tra cui la nota
tomba di Diomede.
Più marcati sono i ritrovamenti di
epoca romana, (i resti di due domus).
Proprio a questo periodo risalgono, le
origini del suo nome, Trimerus che deriverebbe dal greco
trimeros, τρίμερος ossia "tre posti"
o "tre isole", e la prima di una serie di ospiti illustri,
infatti l'imperatore Giulio Cesare Augusto vi relegò la nipote
Giulia che vi morì dopo vent'anni di soggiorno forzato (evento che
dà il nome alla splendida Cala Di Zio Cesare).
La più
importante parentesi storica dell’arcipelago riguarda lo sviluppo
monastico che si è susseguito nei secoli medievali.
Secondo il Chartularium Tremitense
il primo centro religioso fu edificato nel IX secolo ad opera dei
benedettini come dipendenza diretta dell'abbazia di Montecassino.
Nell'XI secolo il complesso abbaziale raggiunse il massimo splendore,
aumentando a dismisura possedimenti e ricchezze, questo portò alla
riedificazione della chiesa nel 1045.
La magnificenza di questo periodo è
testimoniata dalla presenza di ospiti illustri, tra i quali Federico
di Lorena (divenuto poi papa Stefano IX) e Dauferio Epifani
(successivamente papa Vittore III).
Nel XIII secolo, oramai svincolata dal
monastero cassinese, aveva possedimenti in terraferma dal Biferno
fino alla città di Trani. Secondo le cronache dell'epoca le tensioni
mai sopite con il monastero laziale e i frequenti contatti con i
dalmati, invisi alla Santa
Sede, portarono i monaci del a una decadenza morale che spinse
nel 1237 il cardinale Raniero da Viterbo a sostituire alla guida
dell'abbazia l'ordine di San Benedetto con i Cistercensi.
In seguito, Carlo I d'Angiò munì il
complesso abbaziale di opere di fortificazione.
Nel 1334 l'abbazia fu depredata dal
corsaro dalmata Almogavaro e dalla sua flotta, proveniente dalla
Dalmazia, i quali trucidarono i monaci mettendo fine alla presenza
cistercense nell'arcipelago.
Seguì un periodo di abbandono che durò
fino al 1412 quando, su diretto ordine di papa Gregorio XII, una
piccola comunità di Canonici Lateranensi,
proveniente dalla chiesa di San Frediano in Lucca e guidata da Leone
da Carrara si trasferì sull'isola per ripopolare l'antico centro
religioso.
I Lateranensi restaurarono il complesso
abbaziale, ampliandone inoltre le costruzioni, soprattutto con la
realizzazione di numerose cisterne ancora oggi funzionanti ed
estesero i possedimenti dell'abbazia sul Gargano, in Terra
di Bari, Molise e Abruzzo.
Nel 1567 l'abbazia-fortezza di San
Nicola riuscì a resistere agli attacchi della flotta di Solimano il
Magnifico.
L'abbazia fu soppressa nel 1783 da re
Ferdinando IV di Napoli che nello stesso anno istituì
sull'arcipelago una colonia penale.
Nel 1843 re Ferdinando II delle Due
Sicilie con l'intento di ripopolare le isole vi fece insediare molti
indigenti provenienti dei bassifondi napoletani (Ancora oggi alle
Tremiti si parla un dialetto napoletano).
Nel 1911 furono confinati alle Tremiti
circa milletrecento libici che si opponevano all'occupazione
coloniale italiana. A distanza di un anno circa, un terzo di questi
erano morti di tifo esantematico.
In epoca fascista l'arcipelago continuò
a essere luogo di confino, ospitando tra l'altro anche il futuro
Presidente della Repubblica Sandro
Pertini.
L'autonomia comunale risale al 1932.
Nel 1987
Mu'ammar Gheddafi, in virtù delle deportazioni di cittadini libici
effettuate soprattutto dal governo Giolitti a partire dal 1911,
dichiarò che l'arcipelago era parte della Libia. Tali pretese
territoriali seguivano la tensione diplomatica che sussisteva con
l'Italia.